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8. L’entusiasmo, l’ironia e la noia nelle lettere di Giorgio Guerrieri

Allo scoppio della guerra furono tre i fratelli Guerrieri, appartenenti a una antica e nobile famiglia modicana, che partirono per il fronte: Gaetano di 23 anni, Giambattista detto “Titta”, di 21 anni e Giorgio, di 19 anni. Raggiunta la maggiore età, partì anche il quarto dei fratelli, Luigi. Titta morì meno di un anno dopo la sua partenza, il 20 aprile 1916. Nelle lettere spedite dal giovane Giorgio i tentativi di rassicurare la madre sulla propria salute si intrecciano con un forte entusiasmo per l’evento bellico non privo di guizzi di ironia.
Non stupiamoci troppo per l’entusiasmo: la guerra, ricordiamolo, alla fine fu vinta perché dopo Caporetto si fece un grande nella sforzo nella produzione industriale; perché la truppa ebbe un trattamento decisamente più positivo; perché la campagna antimilitarista ebbe un serio arresto e molti giovani, soprattutto fra gli ufficiali, tenevano viva la fiamma dell’entusiasmo.
La guerra di posizione prevedeva comunque anche lunghi momenti di inattività, tanto che Giorgio in alcuni frangenti dichiara di essere in preda a un sentimento di profonda “noia” presente anche nelle missive di tanti altri ufficiali.

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