Nunzio Storaci

Nunzio Storaci

Nato a Ragusa nel 1950 si è laureato in medicina a Catania nel 1976 e successivamente si è specializzato in malattie dell’apparato respiratorio e malattie infettive. E’ stato primario del reparto di malattie infettive all’Ospedale civile di Ragusa.

Il dottor Nunzio Storaci, primario del reparto di infettivologia all’Ospedale civile di Ragusa, spiega le condizioni che favorirono il diffondersi dell’epidemia conosciuta come febbre spagnola, che decimò la popolazione non solo italiana durante la guerra del 1915-1918: la scarsità dell’alimentazione e la mancanza di igiene. Vincenzo Rabito, nella sua breve licenza fra l’agosto e il settembre del 1918, racconta come a Chiaramonte morissero di febbre spagnola anche 20 o 24 persone al giorno.

Una malattia molto diffusa in Sicilia come in Italia, invalidante e in alcune casi anche mortale, era la tubercolosi che colpiva oltre il 25%, 30% della popolazione. Ciò durò fino all’avvento degli antibiotici negli anni Cinquanta. Fu infatti la penicillina a consentire la riduzione drastica del tasso di mortalità di una malattia che comunque esiste tutt’ora in Italia.

L’umidità e la scarsa alimentazione provocavano tutta una serie di malattie che, prima dell’uso degli antibiotici, erano, a differenza di oggi, patologie gravi e anche mortali. Il miglioramento delle condizioni igienico-alimentari ha progressivamente portato a una vaccinazione “naturale” e, oggi, lo stesso virus della spagnola non crea nessun fenomeno rilevante dal punto di vista sanitario.

L’alimentazione dell’epoca, ovvero almeno fino al boom economico del secondo dopoguerra, era quanto mai povera di proteine e grassi. Era infatti costituita fondamentalmente da legumi ed erbe selvatiche. La carne era scarsa se non del tutto assente mentre il consumo di latte non pastorizzato era spesso causa di malattie.

Partendo dalla lettura di Terra Matta, il dottor Nunzio Storaci ricorda alcune credenze popolari a proposito della diffusione di malattie veneree legate a stereotipi antifemminili. La prevenzione e la profilassi erano del tutto assenti.

Il dottor Nunzio Storaci ricorda i tanti rimedi fantasiosi della tradizione popolare contro ipertosse, condilomi, insolazioni e ossiuriosi, ovvero i comunissimi vermi intestinali dei bambini.