Giovanni Furnaro

Giovanni Furnaro

Giovanni Furnaro, nato a Chiaramonte nel 1934, dopo una lunga attività come artigiano falegname riesce a trovare in qualche modo occupazione nella Forestale. Fra i suoi ricordi, l’arrivo degli americani nel 1943, la sua prima auto e l’arrivo della televisione.
Testimonianza raccolta da Giuseppe Bertucci 

Giovanni Furnaro (Chiaramonte 1934), ricordando gli anni della seconda guerra mondiale quando viveva con la famiglia in campagna, rievoca bombardamenti e strade minate ma anche, dopo il 10 luglio 1943, gli americani che regalavano caramelle e cioccolatini ai bambini. In particolare, lui venne fatto salire su una jeep che lo portò fino al centro del paese.

Ai grandi momenti di svolta della guerra corrisposero riti e processioni fuori dal tradizionale calendario liturgico.

Il ricordo amaro della povertà e dell’insicurezza quando gli anziani non avevano pensione e la speranza era solo nei figli.

Durante le scuole elementari, al pomeriggio Giovanni Furnaro andava a lavorare come apprendista falegname. Dopo la licenza elementare, pur lavorando in bottega a tempo pieno, non ricevette neanche una lira di compenso fino ai diciotto anni. Solo dopo iniziò a guadagnare.

Quando la televisione arrivò in paese nel 1955, si poteva andare a vederla a pagamento in chiesa.

Dopo la conquista della patente (lunghi tragitti a piedi e in autobus da Chiaramonte a Ragusa per andare a scuola guida), l’acquisto della prima macchina, una Bianchina, nel 1963.

Il garage serviva sia come ricovero della macchina per la notte sia come bottega di falegnameria di giorno.

In un’economia di sussistenza dopo 25 anni di attività artigianale, Giovanni Furnaro ritiene più sicuro il precariato nella Forestale anche in vista dei benefici pensionistici.

Nel commentare Terra Matta l’intervistato mostra una certa incredulità, ipotizzando che il successo possa essere dovuto soprattutto all’intervento dei figli istruiti.