1. Le donne e la storiografia di genere
Le violenze tollerate, i casini di guerra nel racconto di V. Rabito, le lettere della trentina Giorgina a Pasqualino Meli Miceli
La Grande Guerra fu una guerra totale perché coinvolse tutta la società, e non solo dunque gli eserciti combattenti. Le donne, ad esempio, sostituirono all’interno delle fabbriche o nei servizi pubblici gli uomini arruolati; si occupavano della cura dei soldati feriti in qualità di crocerossine; animavano comitati patriottici. Ma non furono solo questi i modi in cui, sul fronte interno, la guerra le coinvolse.
Rispetto a questo tema alcune pagine dell’autobiografia di Rabito sono da considerarsi testimonianze tanto significative quanto rare.
Nel caso dell’episodio di violenza nei confronti una ragazza slovena si tratta della non comune testimonianza di un “carnefice”. La storiografia, che prima non aveva mai messo veramente a fuoco il tema, è concorde nel ritenere che nel corso dei conflitti la violenza sul corpo delle donne delle nazioni nemiche o occupate, in genere tollerata e non punita dalle gerarchie militari, può essere considerata parte della guerra, giacché induce nella vittima e nell’intera comunità d’appartenenza il senso di una sottomissione totale.
Non ancora sufficientemente studiata è invece la vicenda di quella particolare mobilitazione femminile finalizzata all’organizzazione dei postriboli militari. Paradossalmente, il mestiere che si vorrebbe più antico del mondo, per come ci appare dalle pagine di Terra matta, fornì un’occasione che ha dell’esemplare in tema di esperienza di modernità, per quanto riguarda l’organizzazione, la burocrazia, la standardizzazione, la spersonalizzazione, le forme di consumo di massa, l’uso di tecnologie nonché per il riconoscimento degli obiettivi di controllo e di igiene come valori in sé.
Ma la guerra fu infine anche occasione di incontri e di amori fra giovani uomini e giovani donne. E’ un documento commovente la lettera che Giorgina, una giovane trentina, inviò alle sorelle del modicano Pasqualino Meli Miceli, per vincerne l’ostilità. Le donne trentine avevano tassi di alfabetizzazione altissimi rispetto alle siciliane. Patirono la guerra in prima linea: con gli uomini lontani, spediti sul fronte orientale, le “italiane” furono deportate in Austria, le “austriacanti” internate in Italia. Pasqualino e Giorgina non si sposeranno, ma anche le “signorine” a Modica ebbero modo di “fare esperienza” ben oltre l’ambiente in cui vivevano. Mondi lontani che si incontrarono non senza evidenti difficoltà.
- Lettera di Giorgina alle sorelle di Pasqualino Meli Miceli, Trento 12/3/1920 (Collezione Chiara Ottaviano)
- Vincenzo Rabito, Terra matta, Einaudi, Torino, 2007, pp. 73-74