Fratelli Dimartino

Fratelli Dimartino
Fratelli Dimartino

I fratelli Giovanni (1917), Gaudenzio (1920), Giovanna Agata (1926) e Maria (1930) vivono insieme a Ragusa dove sono tutti nati. L’attività del nonno, tramandata al figlio ed esercitata in parte anche dai nipoti, era quella di “appaltatore” di lavori agricoli. In pratica, si aggiudicava dal proprietario del feudo la commessa per la raccolta di vari generi agricoli (carrube, olive, etc.), stimandone preventivamente il valore per accordarsi economicamente con il proprietario. Era suo compito reclutare la manodopera e organizzare il lavoro di raccolta. Pur non trovandosi ai livelli più bassi della scala sociale, la famiglia attraversò momenti di difficoltà. Il figlio maggiore racconta della sua attività di garzone di campagna. Entrambi i fratelli furono chiamati alle armi nel corso della seconda guerra mondiale e Giovanni rimase prigioniero in Russia. A partire dagli anni Cinquanta tutti i fratelli via via hanno svolto il lavoro di bidelli, raggiungendo così la desiderata sicurezza economica.

Gaudenzio Dimartino ricorda l’attività del nonno che, insieme ai cognati, prendeva in appalto i feudi per la raccolta di carrube e olive, organizzando le ciurme e senza mai avere conflitti con la malavita. Descrive inoltre come si svolgeva il lavoro: la valutazione sugli alberi di carrube e olive, la divisione del raccolto e il reclutamento di intere famiglie di braccianti nel Modicano.

Nei ricordi di famiglia si tramanda il momento in cui il padre, di ritorno dal fronte, non venne riconosciuto dai nonni, tanto era irriconoscibile per la magrezza causata dalle sofferenze di guerra.

Una volta terminata la scuola elementare, la dura vita di garzone in campagna per Giovanni iniziò a 10 anni da un massaro, amico del padre.

Giovanni ricorda i tempi in cui, adolescente, garzone in campagna, doveva accudire il cane del padrone, per il quale era prevista un’alimentazione invidiabile. Era riuscito con furbizia a trarre vantaggio da questa situazione.

Giovanni e Gaudenzio Dimartino, giovanissimi, furono sempre al seguito del padre per la raccolta di olive e carrube, impegnati al frantoio anche per dodici ore al giorno. Il racconto di Gaudenzio sembra voler ridimensionare la versione di Giovanni rispetto alle dure condizioni economiche della famiglia.

L’evento della visita di Mussolini a Ragusa nel 1937 è ricordato da Gaudenzio attraverso episodi particolari e dettagli minuti: anche il meno stimato tra i compaesani, in quanto fascista, poteva esercitare il suo piccolo potere.

Il confronto con i tedeschi ben equipaggiati e il ricordo della fame patita durante la campagna di Russia.

I fratelli Dimartino rievocano ricordi di una vita molto grama fino al 1956, poi la percezione che le cose erano cambiate significativamente avviene con l’ingresso di tutti i quattro fratelli come bidelli in una scuola media. Un lavoro sicuro e riposante rispetto alla precedente durissima vita di fatica e stenti.