I testimoni e gli interventi
Angela Failla
Arrivata la Liberazione, Angela Failla ricorda il pellegrinaggio religioso di ringraziamento. Nel secondo dopoguerra il padre, ex camicia nera, torna in paese e la famiglia diventa democristiana. Nuovi pellegrinaggi al santuario di Gulfi si svolgevano anche in occasione della vittoria della DC intonando l’inno del partito, O Biancofiore simbolo d’amore.
Alessandro D’Amato
Terra matta è ricco di esemplificazioni del concetto gramsciano di folklore come anche del controverso rapporto delle classi popolari con la religione, fra rituali di sincera devozione e il frequente ricorso alla bestemmia.
Rosario Mangiameli
Attraverso la risata di un prigioniero austriaco Rabito prende atto di un altro punto di vista e dell’uso mistificante della religione sul fronte di guerra. Il suo sguardo disincantato, sottolinea Rosario Mangiameli, è quello di un uomo che ha la capacità di rileggere la propria storia e la lucidità di capire di non essere nient’altro che un ingranaggio nella società di massa.
Vito Bentivegna
Secondo il sacerdote Vito Bentivegna in Terra matta la religione è assente, a conferma di un’ignoranza religiosa diffusa tra i contemporanei di Vincenzo Rabito.
Il sacerdote Vito Bentivegna legge e commenta un brano di Terra matta sui cappellani militari. Dio è invocato contro il nemico dall’una e dall’altra parte del fronte.
Un sacerdote all’epoca del Concilio vive la trasformazione della Chiesa fra tradizione e innovazione.
Vally Ferrante
La festa della Madonna di Gulfi, occasione di intensa socialità, è descritta nei suoi rituali
Giovanni Furnaro
Ai grandi momenti di svolta della guerra corrisposero riti e processioni fuori dal tradizionale calendario liturgico.