Il mangiare

I testimoni e gli interventi

Angela Failla

Angela Failla

Una descrizione delle abitudini alimentari nella quotidianità, nei giorni di festa e durante il Carnevale, momento in cui tradizionalmente faceva la comparsa il piatto di maccheroni.


Alessandro D’Amato

Alessandro D’Amato

Il racconto autobiografico di Rabito documenta, nell’ossessione per il “manciare”, come la carenza di alimentazione fosse un problema costante in guerra come nella vita quotidiana. Ma il cibo, soprattutto quello dei giorni di festa, come per esempio durante il Carnevale, rimanda anche al mondo dei simboli.


Rosario Nobile

Rosario Nobile

Rosario Nobile ricorda cosa c’era quotidianamente in tavola negli anni Cinquanta: legumi, pane fatto in casa, latte e uova per cena, focacce il sabato, carne in brodo la domenica. Quasi tutti allevavano polli e galline in cortile.


Vally Ferrante

Vally Ferrante

Latte fresco, munto direttamente dalla capretta portata fin sull’uscio di casa, la carne degli animali da cortile frequentemente a tavola, tante verdure e frutta: la dieta di una famiglia benestante che poteva contare largamente sui frutti delle proprietà in campagna.


Coniugi Paravizzini Salvo

Coniugi Paravizzini Salvo

Giovanna Salvo ricorda come venivano prodotti in casa in grande quantità sia il pane che la pasta. In media, si infornava una volta alla settimana o al massimo due.


I piatti a base di carne venivano preparati solo per le grandi feste. Il gelato per i banchetti nuziali era considerato un lusso.


Giovanna Salvo descrive come una forte innovazione della tradizione il suo pranzo di nozze. Era il 1964 e il padre si rivolse a Maiore, il ristoratore del paese.