Giorgio Flaccavento
Nato a Ragusa nel 1937, laureato in Lettere con una tesi di Storia dell’Arte, è stato professore di italiano e storia e poi, dal 1983 al 2003, dirigente scolastico nella sua città. Militante, nella Democrazia Cristiana, della Sinistra di Base, è stato consigliere comunale dal 1970 al 1985 e consigliere provinciale dal 1985 al 1994, ricoprendo le cariche di capogruppo e di assessore ai beni culturali. Dal 1979 al 1987 ha svolto le funzioni di Presidente del Comitato delle chiese di Ibla, partecipando attivamente all’elaborazione della legge speciale su Ibla del 1981 e facendo parte della Commissione di risanamento prevista dalla legge. Dal 2010 è presidente dell’ associazione Insieme in Città, un laboratorio di urbanistica partecipata che si prefigge di restituire alla comunità una mappa dei suoi valori condivisi.
Fra le sue pubblicazioni: Uomini, campagne chiese nelle due Raguse. Profilo storico-urbanistico di Ragusa dai Siculi ai giorni nostri, Comitato per le chiese di Ibla, La Grafica, Modica, 1982; Ragusa nel tempo, con Paolo Nifosì e Marco R. Nobile, Editalia, Roma-Catania, 1997; Nostalgia di una Signoria, in Giuseppe Leone, Ibla, la forma della Storia, Libreria Paolino Editrice, Ragusa, 2004; La vicenda umana e poetica di Vann’Antò, in “Ragusa Sottosopra”, anno X, n.4, luglio-agosto 2010.
L’intervista è stata raccolta da Francesco Bocchieri.
Intervista a GIORGIO FLACCAVENTO – Una città arroccata su un colle, circondata da mura edificate. Così prese forma in epoca bizantina, intorno all’VIII secolo d.C. Ragusa Ibla.
Intervista a GIORGIO FLACCAVENTO – Preceduta dalle azioni di bonifica compiute a macchia di leopardo dai cistercensi dopo l’anno mille, la grande trasformazione agricola dell’altopiano ragusano avvenne a partire dal XV secolo, stimolata dalla concessione, da parte dei conti Chiabrera, delle terre in enfiteusi. Fu proprio questa nuova forma di contratto agricolo a sollecitare la messa a coltura dei terreni per ottenere il frumento. Anche la costruzione dei muri a secco fu una conseguenza delle enfiteusi.
Intervista a GIORGIO FLACCAVENTO – Le contrapposizioni di carattere economico, sociale, politico e religioso tra “sangiorgiani“ e “sangiovannari” sono alle origini di due visioni distinte di costruzione della città, che assumono una loro precisa definizione dopo il terremoto del 1693. Ma tra la vecchia Ragusa e Ragusa nuova, quella dell’altopiano, se ne individua anche una terza, quella che sorge intorno alla piazza degli Archi, con i quartieri di Santa Maria, San Rocco e San Paolo
Intervista a GIORGIO FLACCAVENTO – Il terremoto che colpì la Sicilia orientale l’11 gennaio 1693 fu uno dei più violenti nella storia d’Italia, una vera “apocalisse”. Dopo la devastazione si verificarono in tutta l’area spostamenti di popolazione verso quei territori che offrivano più agevoli vie di comunicazione e terreni più facili da coltivare. La nuova Ragusa conquistò centralità nel territorio dell’altopiano. Il suo sviluppo è testimoniato anche dalla rapida crescita demografica.
Intervista a GIORGIO FLACCAVENTO – Ragusa diventò capoluogo di Provincia nel 1927. Un ruolo importante nella decisione fu svolto dal gerarca fascista Filippo Pennavaria, che vantava un forte radicamento in città. Pennavaria era il figlio del principale azionista della Banca Agricola, l’istituto che assicurava ai massari i crediti per l’attività agricola. Accompagnando Mussolini in occasione della sua prima visita a Ragusa, nel 1924, seppe inoltre illustrare al “duce” le potenzialità dell’industria estrattiva. Parlando di Ragusa a inizio secolo, Giorgio Flaccavento cita Le Cento Città d’Italia illustrate (1924-1929) una collana di monografie illustrate con fotografie dei luoghi e dei monumenti notevoli italiani, edita da Sonzogno. La prima edizione della stessa collana era stata pubblicata tra 1887 e 1901. Viene citato anche il giudizio espresso da Paolo Orsi, illustre archeologo, autore di importanti ricerche in Calabria e Sicilia nonché Soprintendente per la Sicilia Orientale dal 1907. Tale incarico fu riconfermato nel 1923.
Intervista a GIORGIO FLACCAVENTO – Ragusa diventò capoluogo di Provincia nel 1927. Un ruolo importante nella decisione fu svolto dal gerarca fascista Filippo Pennavaria, che vantava un forte radicamento in città. Pennavaria era il figlio del principale azionista della Banca Agricola, l’istituto che assicurava ai massari i crediti per l’attività agricola. Accompagnando Mussolini in occasione della sua prima visita a Ragusa, nel 1924, seppe inoltre illustrare al “duce” le potenzialità dell’industria estrattiva. Parlando di Ragusa a inizio secolo Giorgio Flaccavento cita Le Cento Città d’Italia illustrate (1924-1929) una collana di monografie illustrate con fotografie dei luoghi e dei monumenti notevoli italiani, edita da Sonzogno. La prima edizione della stessa collana era stata pubblicata tra 1887 e 1901. Viene citato anche il giudizio espresso da Paolo Orsi, illustre archeologo autore di importanti ricerche in Calabria e Sicilia nonché Soprintendente per la Sicilia Orientale dal 1907. Tale incarico fu riconfermato nel 1923.
Intervista a GIORGIO FLACCAVENTO – RAGUSA – Dal secondo dopoguerra agli anni Settanta. La scoperta del petrolio e l’espansione abitativa a macchia d’olio. Dalla crisi economica del secondo dopoguerra, Ragusa riemerge con la scoperta, nel 1953, di vasti giacimenti di petrolio. La scoperta indirizza l’economia e alimenta aspettative di ricchezza che in parte andarono deluse. Dello sviluppo dell’agricoltura, con l’affermarsi della coltivazione in serre, beneficia l’industria agro alimentare. La ripresa economica alimenta la crescita demografica così come l’espansione abitativa che si estende a macchia d’olio ai margini delle vallate, priva di strumenti urbanistici adeguati. Il piano regolatore entrato in vigore dal 1974 che si basa su una previsione di crescita demografica in costante aumento si rivelerà anche da questo punto di vista del tutto errato.