Vito Bentivegna (1934-2017)
Nato a Chiaramonte Gulfi entra in seminario dal 1949 ed è ordinato sacerdote nel 1957, iniziando la sua esperienza sacerdotale negli anni del Concilio Vaticano II. Nominato nel 1962 parroco della parrocchia Cuore Immacolato di Maria di Ragusa (oggi San Francesco di Paola), ha svolto questa funzione per 55 anni. E’ stato inoltre giudice del Tribunale ecclesiastico regionale siculo, vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico di Ragusa e docente emerito di diritto canonico all’Istituto teologico Ibleo Proveniente da una “colta” famiglia di artigiani ha ereditato dallo zio Antonio un archivio di interessanti lastre fotografiche in cui è documentata la vita a Chiaramonte Gulfi nei primi anni del Novecento. Nel suo intervento a partire da Terra matta affronta in particolare il tema della religione.
L’opera di Vincenzo Rabito fornisce una descrizione realistica e minuziosa della società del suo tempo, racconta le avventure di un uomo intelligente e “arrabbiato”.
Dai ricordi autobiografici del sacerdote Vito Bentivegna: il conseguimento della quinta elementare come obiettivo in una famiglia di artigiani.
Secondo il sacerdote Vito Bentivegna in Terra matta la religione è assente, a conferma di un’ignoranza religiosa diffusa tra i contemporanei di Vincenzo Rabito.
Il sacerdote Vito Bentivegna legge e commenta un brano di Terra matta sui cappellani militari. Dio è invocato contro il nemico dall’una e dall’altra parte del fronte.
Un sacerdote all’epoca del Concilio vive la trasformazione della Chiesa fra tradizione e innovazione