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Da Internato Militare a "lavoratore civile"

Dopo l’8 settembre 1943, data in cui fu annunciato l’armistizio tra l’Italia e gli Alleati a seguito della caduta di Mussolini, i vertici militari non prepararono in maniera adeguata l’esercito italiano a quanto stava accadendo. In pochi giorni i disorientati soldati italiani furono disarmati dalle forze della Wehrmacht tedesca. Il 20 settembre successivo Hitler ordinò di trasformare i prigionieri italiani in «internati militari». Mantenere per i soldati italiani lo status di prigionieri avrebbe significato trattare come un nemico lo stato fascista che Mussolini si apprestava a creare nel Nord Italia sotto pressione dello stesso Hitler. Lo status di «internati militari italiani», creato ad hoc, impedì dunque alla Croce Rossa Internazionale di assistere i soldati italiani. Il trattamento dei tedeschi nei confronti degli IMI oscillò tra i propositi di vendetta, in quanto simbolo del tradimento, e la più pragmatica necessità di sfruttare gli internati come manodopera, in particolare nell’industria bellica. La maggior parte dei militari prigionieri dei tedeschi si rifiutò di combattere per l’esercito tedesco e per la RSI: tra gli ufficiali, che comunque ebbero un trattamento più sopportabile poiché non costretti a lavorare, il rifiuto fu legato soprattutto alla fedeltà nei confronti del re; tra i soldati e i sottoufficiali prevalse, invece, la stanchezza della guerra.
Le condizioni degli IMI, internati in campi di prigionia dislocati in tutto il territorio del Reich, restarono molto precarie, soprattutto dal punto di vista alimentare, data anche l’impossibilità da parte della Croce Rossa di fornire assistenza, fino all’estate del 1944.
Il 20 luglio di quell’anno, infatti, Hitler, accogliendo la proposta di Mussolini, Sauckel (Plenipotenziario per la mobilitazione del lavoro) e Speer (Ministro degli armamenti), decise di trasformare gli IMI in «lavoratori civili». Il cambiamento di status fu voluto per poter utilizzare il lavoro degli italiani in modo più razionale e per far sì che il personale di guardia della Wehrmacht non più necessario potesse essere utilizzato in zona di guerra. Il cambiamento di status in «lavoratori civili» migliorò le condizioni dei soldati che poterono anche avvantaggiarsi di maggior libertà di movimento e di controlli molto più blandi.
Così fu anche per il padre di Giovanni Tidona, Carmelo Tidona, lavoratore civile dal 15 settembre 1944 e impiegato come lavoratore portuale al Langermarkt di Danzica. Fu, infatti, l’allentamento dei controlli e la maggior libertà di movimento che permise a Carmelo di conoscere Elisabeth e di continuare a vederla fino alla liberazione del campo di Danzig-Neufahrwasser cui seguirà il rocambolesco viaggio dei due verso l’Italia.
Alcuni dati riguardo allo status di Carmelo Tidona si possono trarre dal “Passaporto provvisorio per stranieri”, cui è allegato anche un “Libretto del lavoro”, che è possibile consultare in basso e di cui, di seguito, è presente la traduzione dal tedesco per la quale si ringrazia Margherita Carbonaro.

 

LIBRETTO DEL LAVORO

Valido fino a rinnovo. Si riserva revocabilità.
Cognome: Tidona
Nome: Carmelo
Nato il: 5 giugno 1921 a: Ragusa
Uomo, celibe
Nazionalità: italiana
Paese di origine: Italia
Città natale: Ragusa
Distretto: Ragusa
Residente: Lager Neufahrwasser
Impiegato presso: Lavoratore portuale 21 c
Libretto del lavoro n.: 441/16855
Luogo di lavoro: Società operazioni portuali, Danzica, Langermarkt
Imi, lavoratore civile dal 15/9/1944
Emesso in data: 2 gennaio 1945
Ufficio del lavoro: Danzica

Sul lato sinistro della pagina 1 c’è scritto che si tratta di un Passaporto provvisorio per stranieri – e che il detentore del passaporto non possiede la nazionalità del Reich


DESCRIZIONE PERSONALE

Nazionalità: Italiana
Professione: Lavoratore portuale “Internato Militare Italiano Congedato”
Luogo di nascita: Ragusa
Data di nascita: 5 giugno 1921
Residenza o dimora: Danzica – Neufehrwasser
Corporatura: esile: 1,72 m
Viso: ovale
Colore degli occhi: marrone
Colore dei capelli: neri
Segni particolari: nessuno

Alla pagina 4, sul lato sinistro, c’è il timbro “Permesso di soggiorno”, rilasciato il 26 gennaio 1945