Operai e artigiani
Così, piano piano, ci abiammo fatto la tessere di piconiere e, piano piano, ci abiammo fatto dare la qualifica di minatore all’oficio di collecamento, e così siammo deventate operaie, non più condadine, e deventammo operaie specializate. E così, magare ci abiammo fatto socie nella Socità Vittorio Emanovele.
Nel corso degli anni Venti la conquista della qualifica di operaio, che gli consentì l’ingresso a una delle società di mutuo soccorso di Chiaramonte, fu per Vincenzo Rabito motivo di orgoglio, sentendosi così emancipato rispetto alla condizione di lavoratore agricolo.
Secondo il censimento del 1931 gli occupati nel settore industria e costruzioni in provincia di Ragusa erano il 23% della popolazione attiva, che nella stragrande maggioranza risultava occupata nell’agricoltura. Nel primo censimento dell’ Italia repubblicana, nel 1951, gli occupati nel settore industria e costruzioni nel ragusano risultavano attestati sulla stessa percentuale e dieci anni dopo, nel 1961, avevano superato la soglia del 28%, anno in cui, in Italia, gli occupati nell’industria erano il 40,6%.
Scorporando il dato complessivo del 1961, la metà degli occupati nel settore industria e costruzioni in provincia di Ragusa (quasi 11.000 su 22.243) era impiegata nell’edilizia e il 18,6%, una cifra in aumento rispetto al 13,5% del 1931, risultava lavorare in proprio. Si trattava dunque di artigiani.
Non era raro che l’avviamento al lavoro come apprendisti in botteghe artigiane, soprattutto in anni in cui l’obbligo scolastico non veniva ancora pienamente assolto, avvenisse già da bambini, come ricordato da alcuni testimoni.