La politica
Ormai comantavino li scuatriste in tutte i poste di lavoro, e tutte quelle che cercammo lavoro, se non avemmo la tessere fascista, non potemmo antare allavorare. Quinte, bisognava di farene la tessere fascista. Nella mia vita aveva stato uno acanito socialiste e quase quase restaie male a campiare partito, ma poi tra me disse: «Non paganto niente…» E così, mi l’ho preso e sono diventato fascista.

Vincenzo Rabito, che da socialista diventò fascista, giustificò il tradimento verso se stesso e la tradizione di sinistra della famiglia con l’obbligo di adattarsi alle circostanze per sopravvivere. E così fecero tanti italiani. E’ stato questo un atteggiamento diffuso anche nell’Italia repubblicana? In molte testimonianze si riflette soprattutto su questo tema o su aspetti della militanza politica anche in relazione alla propria storia familiare.
Storicamente l’area degli Iblei fu una roccaforte del movimento socialista fin dall’epoca dei Fasci siciliani. Nell’immediato primo dopoguerra, in anni di forte tensione sociale, si confermò come “la più rossa” del Meridione. Nel 1920 il Partito Socialista arrivò a conquistare 8 dei 13 comuni del circondario di Ragusa. Negli anni immediatamente successivi si impose, anche con il ricorso a metodi squadristi, il neonato Partito Fascista, diretto localmente da Filippo Pennavaria, poi diventato sottosegretario nel governo Mussolini e promotore dell’istituzione della provincia di Ragusa nel 1926.
Nell’Italia repubblicana la Democrazia Cristiana si affermò come primo partito nelle elezioni politiche del 1948 riportando alla Camera il 46,8% dei consensi contro il 32,8% del Fronte Popolare (in cui confluivano Partito Comunista e Partito Socialista), risultati che, come quello di Unità Socialista (6%), non si discostarono molto dalla media nazionale. Ben più netto rispetto ai dati nazionali fu in provincia il successo del raggruppamento di destra Blocco Nazionale (7,31%) e anche del Movimento Sociale (3,1%).
Nel quindicennio successivo la DC vide diminuire i consensi pur confermandosi come primo partito (38,2% nel 1963), le sinistre fecero segnare un costante progresso (nel 1963 il PCI riportò il 31,87 % e il PSI il 10,08%), all’estrema destra il voto al MSI diventò una costante significativa (6,4% nel 1963). Nel 1976 le posizioni non erano di molto mutate. La DC raccoglieva il 40,7% dei voti alla Camera, il PCI raggiungeva con il 35% il massimo storico, il PSI si confermava il terzo partito con il 9,2%, dopo che quattro anni prima era stato superato dal MSI, che comunque raccoglieva ora l’8% dei suffragi.