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La religione

E il nostro elimento era la bestemia, tutte l’ore e tutte li momente, d’ognuno con il suo dialetto: che butava besteme alla siciliana, che li botava venite, che le butava lompardo, e che era fiorentino bestemiava fiorentino, ma la bestemia per noie era il vero conforto.

Monsignor Pennisi vescovo di Ragusa

L’uso della bestemmia nella quotidianità e i pellegrinaggi al santuario della Madonna di Gulfi ricorrono con frequenza nelle pagine di Terra matta. Ma qual è stato il comportamento degli italiani, e nel sud in particolare, rispetto all’osservanza religiosa? Un’ inchiesta del 1933 sui contadini siciliani, analizzando il comportamento degli abitanti del comune di Lentini (in provincia di Siracusa), sottolineava come essi non andassero regolarmente in Chiesa, come i preti avessero scarsa influenza sulla gente, i sacramenti fossero appena osservati e molti uomini lavorassero la domenica.
Nella seconda metà del Novecento i dati sull’osservanza religiosa, molto alti soprattutto negli anni Cinquanta, registrarono una progressiva flessione. Secondo indagini Doxa, il 59% degli italiani andava regolarmente a messa la domenica nel 1956, nel 1962 la percentuale era scesa al 53% e sei anni dopo, nel 1968, in uno studio condotto su un campione di 3400 parrocchie, il dato si era bruscamente ridotto al 40%. In quello stesso anno nelle parrocchie del Mezzogiorno si registrava una media ancora più bassa: il 30%.
Ciò detto, in tantissimi paesi e città del sud vi è stato, e spesso continua a esservi, un profondo attaccamento ai santi patroni e il coinvolgimento della popolazione in occasione delle più importanti festività è pressoché totale.
Nelle testimonianze e negli interventi i ricordi su feste, processioni e culto dei santi si intrecciano con riflessioni sulle caratteristiche della religiosità popolare.