Il mangiare
Quinte io solo penzava che per manciare ci volevino solde, per non morire di fame questa famiglia senza padre. Così, mia madre sempre diceva: «Menomale che c’ene Vincenzo che porta qualche lira per dare aiuto alla famiglia».
Il problema del “manciare” è presente in modo quasi ossessivo in molte pagine di Terra matta. La lotta per la sopravvivenza, intrapresa fin da bambino da Vincenzo Rabito, accomunò una parte non esigua della popolazione italiana nella prima metà del secolo scorso, quando la spesa per l’alimentazione assorbiva quasi interamente il bilancio di una famiglia di contadini poveri. Nell’Inchiesta sulla miseria in Italia, disposta dal Parlamento nel 1951-52, risultava che ancora 869mila famiglie italiane non si cibavano mai di carne e di zucchero. Di esse l’85% risiedeva nel Mezzogiorno.
Le testimonianze raccontano la modificazione del regime alimentare avvenuta negli anni del boom economico. Secondo le statistiche nazionali il consumo annuale di carne bovina, che nel 1951 era di soli 6,9 kg pro capite, raggiunse i 15,6 kg all’inizio degli anni Sessanta, più che raddoppiando nel decennio successivo.