Coniugi Paravizzini Salvo
Sebastiano Paravizzini (Chiaramonte 1934) e Giovanna Salvo (Chiaramonte 1944) raccontano la loro infanzia in campagna, in un tempo diviso fra la scuola distante chilometri dalla casa e il lavoro nei campi. In Sebastiano sono molto vivi anche i ricordi della seconda guerra mondiale: la presenza dei soldati dei vari eserciti ispira sia paura che pratiche di solidarietà. Altri temi: il ballo e Carnevale, il fidanzamento e le nozze, il ricordo delle grandi ristrettezze economiche e poi l’arrivo degli elettrodomestici negli anni Settanta.
Testimonianza raccolta da Giuseppe Bertucci
Sebastiano ricorda la sfortunata emigrazione in America del padre, che ritornato in Sicilia, si sposò all’età di 45 anni.
Il ricordo della scuola, frequentata fino alla V elementare, lontana chilometri da casa e insieme i primi lavori nei campi. A 11 anni per Sebastiano Paravizzini iniziò la vita del lavoro in campagna a tempo pieno: la cura delle capre, la semina con i muli e la mietitura.
Sebastiano Paravizzini ricorda quanto impegnativo fosse fare il bucato. Tutti i panni da lavare raccolti in fagotto, una o due volte la settimana, venivano trasportati dalla madre (con in testa il fagotto) fino alla fontana più vicina distante 2 chilometri.
Il duro lavoro in campagne lontane comportava lunghi e faticosi spostamenti con i muli, che potevano durare anche 14-15 ore.
Il passaggio dei soldati tedeschi nei pressi della casa di campagna è ricordato come fonte di grande paura per tutte le famiglie: le ragazze venivano nascoste in soffitta, insieme alle provviste. L’arrivo degli americani, invece, sembra avere suscitato minore paura. Sebastiano Paravizzini ricorda il gesto della zia che offriva da bere ai soldati prendendo l’acqua dal suo pozzo.
Il ricordo di come fu accolta la notizia che il fratello andato in guerra, di cui non si avevano notizie da lungo tempo, era vivo e libero.
Sebastiano Paravizzini ricorda come durante la guerra si cercasse in tutti i modi di nascondere le derrate alimentari per paura di ruberie e sequestri.
Giovanna Salvo ricorda come venivano prodotti in casa in grande quantità sia il pane che la pasta. In media, si infornava una volta alla settimana o al massimo due.
I piatti a base di carne venivano preparati solo per le grandi feste. Il gelato per i banchetti nuziali era considerato un lusso.
Nei ricordi più piacevoli, il ballo in occasione delle feste e il travestimento con gli abiti dei genitori per il Carnevale.
Nel fidanzamento era centrale la figura del mediatore che, prima dell’incontro delle famiglie, verificava le disponibilità.
Giovanna Salvo descrive come una forte innovazione della tradizione il suo pranzo di nozze. Era il 1964 e il padre si rivolse a Maiore, il ristoratore del paese.
Nei ricordi più antichi i piatti rotti venivano aggiustati con il fil di ferro e per tutti i commensali, a volte, si servivano utilizzando un unico grande piatto o altro contenitore.
Si andava a vedere la televisione dal parente vicino solo per i principali spettacoli televisivi come il Festival di San Remo e Canzonissima. Ed era una festa grande. La prima televisione in casa nel 1975.
Prima dell’acquisto del telefono (1988) i coniugi Paravizzini dovevano compiere lunghi tratti di strada a piedi per utilizzare il più vicino telefono pubblico. Il frigorifero, invece, il primo elettrodomestico, fu acquistato nel 1975.