Rosario Mangiameli
Nato a Lentini (Catania) nel 1949, è stato professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Catania. Nella sua attività scientifica ha dedicato particolare ai regionalismi nel Mezzogiorno d’Italia tra Ottocento e Novecento, all’occupazione anglo -americana della Sicilia durante la Seconda guerra mondiale e alla nascita dell’autonomia siciliana. Si è occupato di storia della criminalità organizzata con particolare riferimento alla mafia siciliana. Ha collaborato o collabora alle riviste “Archivio storico per la Sicilia Orientale”, “Italia contemporanea”, “Meridiana”, “Polis”, “Annali “ dell’Istituto Cervi. E’ stato direttore di “Polo Sud” rivista di storia moderna e contemporanea. Tra le sue pubblicazioni Misurarsi con il regime. Percorsi di vita nella Sicilia fascista, Bonanno editore, 2008; La mafia tra stereotipo e storia, Sciascia editore, 2000; La regione in guerra, in Storia d’Italia, La Sicilia, Einaudi, 1987.
A partire da Terra matta suggerisce alcune riflessioni su temi rilevanti nella storia italiana del Novecento, come l’emigrazione, le due guerre mondiali, il fascismo, gli anni del “biennio rosso”.
Rosario Mangiameli legge e commenta il brano di Terra matta dove è descritto l’assalto del 28 ottobre 1918, sottolineando la capacità di Rabito di riflettere su quella terribile esperienza di violenza collettiva.
Attraverso la risata di un prigioniero austriaco Rabito prende atto di un altro punto di vista e dell’uso mistificante della religione sul fronte di guerra. Il suo sguardo disincantato, sottolinea Rosario Mangiameli, è quello di un uomo che ha la capacità di rileggere la propria storia e la lucidità di capire di non essere nient’altro che un ingranaggio nella società di massa.
Durante il biennio rosso il giovane soldato Rabito fu inviato a Firenze. Rosario Mangiameli sottolinea come la condivisione degli ideali rivoluzionari fu per lui un’esperienza entusiasmante, come anche la scoperta delle opportunità culturali che offriva la città. Ma la rivoluzione non si fece e Rabito si adattò al nuovo contesto.
Rosario Mangiameli commenta la conversione di Vincenzo Rabito da socialista a fascista e la sua capacità di adattamento al mutare dei contesti politici.
Rosario Mangiameli commenta un brano di Terra matta sulla presenza dei lavoratori italiani immigrati in Germania per sostenere lo sforzo bellico di quel paese, prima del 1943. Un fenomeno ancora poco studiato, su cui scarseggia la documentazione.
L’emigrazione dal Sud è stata storicamente una via di fuga da condizioni di sottomissione e miseria. Spesso erano i più coraggiosi a misurarsi con questa esperienza. Il caso di Rabito è esemplare: non trascurò nessuna occasione, in anni in cui era impedita l’emigrazione transoceanica, per cercare migliori opportunità di lavoro, dalle colonie d’Africa alla Germania nazista, acquisendo nuova conoscenza del mondo e maggiore consapevolezza del posto che in esso occupava.
Rosario Mangiameli sottolinea come la mobilità sociale sia stata la “grande promessa” del Novecento. All’interno di questo scenario si possono interpretare le scelte di Vincenzo Rabito, sia sul versante lavorativo sia su quello privato, finalizzate al miglioramento delle sue condizioni di vita e a garantire un futuro decisamente diverso dal proprio per i figli.
Nel commentare un brano di Terra matta Rosario Mangiameli riflette sull’atteggiamento ostile della popolazione verso le truppe tedesche e sulle grandi speranze riposte sui liberatori americani.