Storie di Famiglia

Giovanna La Cognata: la colonnella

Nei racconti della figlia Laura Barone

Giovanna La Cognata (Ragusa 1914-2012) non è stata una “donna illustre”, come sottolinea la figlia Laura  introducendo le pagine a lei dedicate. Ciò nonostante il racconto della sua vita è quanto mai interessante, anzi emblematico. Dimostra infatti come anche nell’angolo più estremo della Sicilia, quello degli Iblei dove Giovanna La Cognata ha trascorso tutta la sua vita, i processi di modernizzazione e  di emancipazione femminile sono stati sostenuti da  individui e famiglie che hanno assegnato all’istruzione un valore altissimo: quello di essenziale risorsa in vista dell’obiettivo della mobilità sociale. L’accesso all’istruzione e all’esercizio della professione sembra comunque affermarsi senza che sia messa in crisi, almeno nelle apparenze, la tradizionale gerarchia domestica maschile. Il fascismo in tutto ciò giocò un ruolo significativo, in modo non privo di contraddizioni. Per il fascismo, infatti, le donne, irreggimentate sin da bambine nei ranghi del partito, dovevano essere soprattutto prolifiche fattrici,  per ripopolare il Paese con una “nuova stirpe italica”  numerosa e disciplinata, e proprio per questo, nel dichiarato obiettivo di migliorare la razza,  le spinse a praticare sport e a irrobustirsi, a occupare gli spazi pubblici fuori dalle mura domestiche, anche se solo per sfilate e saggi ginnici o perfino, come nel caso delle sorelle La Cognata, per adunate e incontri nella capitale, ridimensionando di fatto l’autorità assoluta genitoriale.
Giovanna, cresciuta in una famiglia piccolo borghese (padre idraulico impiegato al comune e madre ostetrica, come altre donne della stessa famiglia), ha avuto una formazione cattolica, ha aderito con entusiasmo al fascismo e,  conseguito il diploma, ha trovato occupazione come maestra. Fare la maestra durante il ventennio significava essere in una posizione di forte visibilità pubblica e con qualche privilegio:  la scuola elementare e  le organizzazioni giovanili del partito (dove Giovanna insieme alla sorella assunse la carica di dirigente, in qualità di capo centuria delle Giovani Italiane impegnata nella squadra sportiva delle cicliste) erano infatti  per il regime istituzioni strategiche per “forgiare” la “stirpe italica”. Di quel periodo sono pochi i documenti salvati. Le due sorelle, così racconta la figlia Laura, all’arrivo degli eserciti alleati bruciarono tutto quel che temevano potesse comprometterle, comprese montagne di fotografie.

I contenuti

In appendice alla nota biografica di Laura Barone (in pdf) è pubblicata la trascrizione di un interessante incontro del 2006  promosso dal Circolo Didattico Palazzello, nel corso del quale l’anziana maestra rispose a domande a tutto campo sulla vita quotidiana durante il ventennio fascista. Alcune domande furono allora poste anche alla figlia, soprattutto rispetto al mutamento e all’evolversi dei rapporti genitori-figli.
Sono inoltre consultabili, sempre a firma di Laura Barone, alcuni bozzetti  precedentemente pubblicati sulla testata online “Ragusa Oggi”, dove i ricordi di famiglia intorno a episodi specifici e aneddoti tramandati sono occasioni per efficaci evocazioni dell’atmosfera dell’epoca.  In Le colonnelle, dedicato alle sorelle La Cognata, entrambe maestre rurali impegnate nelle organizzazioni giovanili del PNF, gli aneddoti sembrano testimoniare quelle piccole crepe rispetto all’adesione totale al fascismo che poi, nel corso dei disastri della guerra si sarebbero tramutate in voragini. L’impressione che se ne ricava è che il fascismo, a cui aderirono le giovani donne con un entusiasmo che nel racconto appare assente nella generazione dei padri, fu attraente ma non totalmente vincente. In altre parole, una conferma delle recenti tesi dello storico Paul Corner (L’Italia fascista. Politica e opinione popolare sotto la dittatura, Carocci, Roma 2015) secondo cui “il fatto che il partito non sia riuscito a raggiungere l’obiettivo di creare una nazione di ‘veri fascisti’ va visto come il fallimento del fascismo stesso”. Prima di lui Emilio Gentile (La via italiana al totalitarismo, Carocci, Roma, 3° ed. 2008) era giunto alla stessa conclusione: alla fine degli anni Trenta il partito era diventato “un farraginoso apparato burocratico con funzioni di inquadramento militaresco e di propaganda pedagogica, largamente screditato agli occhi dell’opinione pubblica”. In  Il fidanzamento con il gerarca si ricostruisce l’ambiente in cui si svolse il corteggiamento della non giovanissima maestra Francesca La Cognata, sorella di Giovanna, con un attempato gerarca fascista, vedovo e mutilato, nel parlatorio di un convento (dove la signorina per comodità abitava), alla presenza delle suore. Con Mamma e papà, la ex-colonnella e il socialista si è invece nel pieno dopoguerra, dove convivono atteggiamenti in perfetta continuità con il periodo precedente con altri decisamente più allineati ai “tempi nuovi” della Repubblica e della ripresa della democrazia.
In video è l’intervista a Giovanna La Cognata di Franco Portelli del 1990 nel corso del programma Rotonova dell’emittente Tele Nova dedicato alla rievocazione della visita di Mussolini a Ragusa nel 1937.
Nell’album di famiglia le foto più antiche sono quelle dei coniugi Guastella, i genitori di Salvatrice, madre di Giovanna La Cognata. Salvatrice aveva conseguito la quinta elementare, come anche il marito: ai tempi era senza dubbio un segno di distinzione sociale.

Laura Barone è nata ed è sempre vissuta a Ragusa. Ha insegnato Italiano e Storia per 32 anni nell’Istituto Tecnico Commerciale della sua città. Tra le sue pubblicazioni Maria Occhipinti, Storia di una donna libera (1984), Tra terra e cielo. Due secoli di storia iblea al femminile (2002), Il Cif in Sicilia 1945-2005 (2005).

Come si cita:
Laura Barone, Giovanna La Cognata: mia madre, la colonnella, in archiviodegliiblei.it, Biografie e storie di famiglia, online luglio 2015